Certo gli operai intenti a demolire le case medievali fatiscenti nell’area di via San Nicola de’ Cesarini, nel 1926, non immaginavano di trovarsi di fronte al volto severo di una statua gigantesca di dea.
Nel Piano Regolatore di Roma del 1909 era previsto l’abbattimento di antichi edifici per la necessità di adeguare la viabilità della città alla sua nuova importanza di Capitale del Regno e nuovi palazzi erano previsti in quella zona.
Ma che spuntassero dal sottosuolo le vestigia di una Roma Repubblicana… no, non era previsto!
Subito si accese un’agguerrita controversia tra i proprietari della zona da ristrutturare e gli archeologi che volevano proseguire i lavori di scavo e conservazione e solo nel 1928, per intervento personale dell’allora Capo del Governo, venne risolta la querelle a favore delle Belle Arti.
Altri criteri dominavano il pensiero degli archeologi di allora: vennero eliminate tutte le strutture medievali ed imperiali, giudicate “poco importanti” e riportati alla luce quattro templi databili dal IV al I secolo a.C.
I lavori di scavo vennero eseguiti a tempo di record ed il 21 aprile 1929, 2682° compleanno di Roma, venne inaugurato il “Foro Argentina”.
Il nome Argentina non fa riferimento alla nazione o al metallo, ma deriva dal nome latino di una torre costruita nel XV secolo da Giovanni Burcardo, cerimoniere di Papa Alessandro VI Borgia, nato a Strasburgo… ossia Argentoratum! Da Argentoratum ad Argentina il passo è breve, per i romani.
Adesso la torre non si distingue più, abbassata ed incorporata in altri palazzi sorti successivamente.
Non è stato chiaro per lungo tempo a chi fossero dedicati i templi, che vennero nominati A, B, C e D.
Si riconobbe quasi subito che il grande podio di blocchi di tufo posto a ovest dell’Area era ciò che rimaneva dell’antica Curia di Pompeo, luogo di riunione del Senato e fatale per Giulio Cesare, Dittatore di Roma, che fu qui ucciso nelle Idi di Marzo del 44 a.C.
Il rifugio insiste sul basamento del tempio D, dedicato ai Lari Permarini e totalmente coperto da via Florida.
Alle antiche dee Giuturna e Feronia erano dedicati rispettivamente il tempio A e il tempio C.
Ma c’è una dea cui i gatti sono particolarmente devoti: veniva venerata nel tempio B ed il suo volto ieratico si può vedere al Museo della Centrale di Montemartini: Aedes Fortunae Huiusce Diei, la Fortuna di ogni giorno.
Ed è quella di essere vivi, in salute, accuditi e liberi.
Insieme a Bastet, onorata nel vicino Iseo Campense poco distante dal Pantheon, una Dea non da poco!